— Nathan

#SìTAV: perché la sinistra ha perso l’anima correndo dietro ai #NoTAV

Ovvero perché vanno realizzate (poche) ferrovie e bloccate (molte) autostrade.

Perché si progetta un’opera ferroviaria come la TELT (non chiamatela TAV poiché non è ad alta velocità)?
Perché il nostro paese ha sviluppato il progetto della rete ferroviaria AV-AC che è in via di completamento e quindi servono le interconnessioni con la rete europea.
Perché si sta realizzando questa “rete AV-AC”?
Per lo stesso motivo in cui nel dopoguerra si fecero le autostrade e non ci si limitò ad ammodernare le strade statali: servivano dei nuovi canali per disaccoppiare il traffico internazionale e nazionale rispetto a quello provinciale e locale (e nessuno contestò l’operazione).
L’utilità è enorme e riguarda l’accesso ad una nuova modalità di trasporto che colleghi l’Italia con l’Europa. La Torino-Lione in particolare serve a collegare il nord industriale all’Europa e anche l’Europa dell’ovest al porto di Genova.

La rete AV-AC è piccola, mica dobbiamo fare chissà che: come AV stiamo finendo di realizzare SOLO la dorsale Milano-Salerno e la trasversale Torino-Venezia, poi ci sono le interconnessioni, ovvero i tunnel di base sotto le Alpi (che NON sono AV) ovvero Moncenisio, Brennero, AlpTransit in Svizzera (Gottardo, Ceneri, Lötschberg), Koralm e Semmering in Austria, più il “Terzo valico”. Il resto riguarda l’ammodernamento in chiave AC di ferrovie esistenti che sono: Napoli-Bari, Palermo-Catania-Messina (in via di realizzazione) più Verona-Bologna mentre sono ancora sulla carta Salerno-Reggio Calabria e Venezia-Trieste.

L’altro obiettivo, più politico, è quello di spostare il traffico da infrastrutture inquinanti e costose (gomma) a infrastrutture ecologiche e risparmiose (ferro). Questo implica la rinuncia a sviluppare il traffico su gomma, ovvero evitare di mettere in cantiere molte altre autostrade che, oramai, sono solo inutili e dannose: la BEI, Banca Europea degli investimenti, ci dice che da tempo SOLO l’Italia va a proporre di finanziare progetti autostradali. Questo obiettivo di sistema basterebbe a giustificare la realizzazione della piccola rete AV-AC indipendentemente da qualsiasi altra considerazione.
E non essere in grado di discriminare tra opere utili (ferro) e opere dannose (gomma) è un problema, grosso. Si chiama POLITICA, dei trasporti in questo caso.

Date queste premesse perché la sinistra radicale e, successivamente, i movimentisti a 5 stelle hanno voluto a tutti i costi imbarcarsi nella battaglia NO-TAV?
Per tre ragioni principali: per paura, per consenso e per un equivoco.
La paura era quella di diventare residuali se avessero abbandonato la battaglia in Val di Susa che è una delle poche battaglie “di resistenza” ad essere diventata di livello nazionale. Non era possibile dire che quelli fossero “compagni che sbagliano” perché quella valle aveva già lottato contro l’autostrada e aveva perso ma soprattutto perché era una delle poche battaglie “a disposizione”, da cavalcare indipendentemente dal tema in questione.
Il consenso è quello di un paese tra i più motorizzati del mondo. E quindi, allo stesso modo dell’IMU che è stata eliminata prima dalla destra e poi anche dalla sinistra, le strade sono popolari e le ferrovie sono impopolari. I cittadini, gli elettori, apprezzano se gli costruisci un’autostrada fuori casa, perché capiscono subito i vantaggi di percorrerla con la propria auto, ma non apprezzano la costruzione della ferrovia, tanto in treno non ci vanno mai: quella roba dove devi andare in una stazione, comperare un biglietto, sottostare ad orari e poi mischiarti ad altri per viaggiare? PUAH! In definitiva era l’oggetto perfetto di una mobilitazione – sbagliata però – perché dopo oltre un ventennio di casino si scopre che 7 italiani su 10 sono favorevoli all’opera
L’equivoco è quello di aver pensato, con l’emergere dei qualunquismi a 5 stelle, che essere “anti ka$ta”, e quindi contrari alle “grandi opere” fosse di sinistra, mentre era solamente una scemenza. Per prima cosa perché se sei un politico senziente devi essere in grado di distinguere tra ciò che serve a perseguire o meno il tuo obiettivo, indipendentemente dalla grandezza dell’opera. E poi perché abbandonare obiettivi ecologici (minore inquinamento) e di risparmio energetico (riduzione degli sprechi) è stupido, non è di sinistra. Anche perché si fa la figura di quelli anti-progresso: un volantino di una sigla di estrema sinistra contraria all’opera mostra il disegno di un treno AV con una coppietta davanti nell’atto di fermarlo, manco si trattasse di un carro armato di Piazza Tiennammen. Ecco questo è agghiacciante: aver ridotto uno strumento di progresso – il treno – ad un mostro da combattere non è degno di chi pretende di essere chiamato “progressista”.
In definitiva questa è una lezione di come si faccia una cattiva, anzi una pessima politica, nel rincorrere obiettivi di breve periodo, nel fare battaglie tattiche, abbandonando la strategia. Questi errori si pagano, SEMPRE.

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